Dal latino bellus, derivato di duenelos, diminutivo di duonus, da cui anche bonus, buono. Entrambi dalla radice indoeuropea *dew-, derivata di *dyew-, cielo, paradiso, e, per estensione, splendente. Da essa derivano, tra gli altri, i termini indoeuropei per dio, come il sanscrito daeva e il latino deus/divus.
Come racconteresti la bellezza?
Ho chiuso gli occhi un secondo e una frase si è fatta strada tra i miei pensieri: ”Lei non era bellissima, ma era come arte. E l’arte non deve essere bellissima, deve farti provare qualcosa”.
È leggendo tra le righe di questa frase che trovo il mio significato di bellezza.
La vera bellezza si slega da una valenza prettamente estetica, rinuncia a circoscriversi in un giudizio per aprire i suoi confini verso l’immenso.
Bellezza è quando mi svuoto di ogni cosa perché nulla è più rilevante di quanto ho davanti, nient’altro potrebbe riempire così perfettamente quel vuoto cosmico con il quale entro in connessione.
Bellezza ha a che fare con il divino: quando la nostra origine divina riconosce ciò a cui appartiene.
Un attimo di eterna armonia tra il dentro e il fuori, che tornano ad essere ciò che semplicemente sono:
UNO.
Bellezza è ciò che permette a tanta energia di stare insieme, impedendole di dissolversi.
La bellezza ci fa provare qualcosa: ci apre il cuore per riempirlo di gioia e gratitudine.
La bellezza è in potenza per tutti, in atto per pochi; è di coloro che, nonostante la sofferenza, percorrono il cammino della consapevolezza coltivando presenza e connessione con il sé profondo e, inevitabilmente, con tutto il creato.
Portiamo la nostra bellezza nel mondo.
Cristina Inserra