La prima volta

La prima volta

La prima volta che pratichi mindfulness, la odi. È matematico. A meno di non aver già fatto esperienze di meditazione, e quindi di disciplina, il primo impatto può essere piuttosto fastidioso. Nessuno che conosco, ad esempio, ha apprezzato fin dall’inizio il body scan (scansione corporea). Mettetevi distesi, in una posizione comoda ma non troppo, chiudete gli occhi e concentratevi sull’alluce sinistro.
L’alluce sinistro?
Eh, l’alluce sinistro. E dopo le altre dita, la pianta del piede, il dorso, l’alluce destro e così ogni parte del corpo su fino al cuoio capelluto. Impossibile da gestire, soprattutto se sono le nove di sera. Arrivati alle caviglie, la mente si è già distratta un milione di volte. Se è andata bene, ha visualizzato o immaginato l’alluce. Ma nella maggior parte dei casi si è semplicemente distratta pensando ad altro: a ciò che è successo durante la giornata, a ciò che succederà il giorno dopo, alle cose da fare, da dire, a che diavolo serve concentrarsi sull’alluce, un treno fermo al binario, una lattina di Pepsi, tua moglie, tuo marito, as A’ was walking all alane, A’ spied twa corbies making mane.
La prima volta che ho praticato a casa, ho dimenticato di mettere un cuscino sotto la testa e ho avuto un capogiro con conseguente nausea. Impossibile proseguire, a quel punto. Quando l’ho raccontato a Pino*  la sua risposta è stata: beh, ti sei reso conto che devi mettere un cuscino sotto la testa. Sembra una storiella zen venuta male, me ne rendo conto, ma ha un suo senso. Concentrarsi sull’alluce serve esattamente a quello: concentrarsi. Perché se non riusciamo a concentrarci su una parte del nostro corpo, non abbiamo la minima speranza di riuscire a farlo con il flusso dei pensieri, né, tantomeno, con i nostri automatismi, di gran lunga più elusivi di ogni altra cosa. Non solo, concentrarsi sul proprio corpo porta spesso a porsi domande per nulla scontate: ad esempio, perché non riesco a sentire la mia gamba? Ci ho camminato per tutto il giorno, peserà 10kg, ci passa una quantità costante di sangue dentro un numero impensabile di vene. Non riesco a sentire la schiena, eppure ci sono appoggiato ora, pavimento e gravità dovrebbero - e di nuovo la mente si distrarrà, perché di sentire la schiena non le importa nulla. Sono le nove di sera, notte infrasettimanale, e non c’è nulla di veramente interessante da fare, ma per la mente in quel momento qualsiasi cosa è più interessante. Siamo cresciuti con la convinzione, peggio, con l’insegnamento che al corpo si debba prestare attenzione solo quando avvertiamo un dolore - o quando passiamo davanti a uno specchio, ma lì entrano in gioco altri meccanismi.
Okay, ci si concentra sul corpo. E dopo cosa succede? Dopo si passa al livello successivo, quello più traumatico. Perché il respiro corto e l'apnea arrivano da qualche parte, così come lo stomaco chiuso o quegli spiacevoli gorgoglii nell'intestino. Ciò che succede nella nostra mente ha un'influenza diretta sul nostro corpo, e se riusciamo a concentrarci su di esso guadagnamo un punto di osservazione privilegiato per tutto quello che succede dentro di noi.

Davide Tessitore


*si riferisce a Dott.Pino Spadafora, Istruttore Mindfulness

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